martedì 22 gennaio 2013

Graviola: trattamento naturale contro il cancro?

GraviolaGraviola è il nome con cui le popolazioni di lingua portoghese indicano l'albero Annona muricata, fruttifero sempreverde appartenente alla famiglia delle Annonaceae, tipico delle foreste tropicali. I suoi frutti deliziosi, morbidi e succosi, riconoscono svariati impieghi alimentari, e possono essere consumati interi o come base per la produzione di frullati, succhi, cocktail, sorbetti e gelatine. E' tuttavia nella corteccia, nelle foglie, nelle radici, nei semi e nei ramoscelli, che la graviola racchiude molecole dalle possibili applicazioni nella cura contro il cancro. Alcune di queste sostanze sono state ribatezzate acetogenine annonacee, e sono tuttora ritenute responsabili dei sorprendenti effetti antitumorali ed antivirali ampiamente dimostrati in vitro. Una di queste sostanze, la cis-annonacina, ha dimostrato un effetto citotossico (capacità di danneggiare le cellule, in questo caso tumorali) nei confronti di linee cellulari dell'adenocarcinoma del colon, 10.000 volte superiore a quello dell'Adriamicina ® (Doxorubicin), chemioterapico usato nel trattamento di una vasta famiglia di forme tumorali. 

Gli estratti etanolici della graviola si sono dimostrati efficaci contro il virus Herpes symplex, il protozoo responsabile della leishmaniosi ed il mollusco di acqua dolce Biomphalaria glabrata, ospite del verme parassita Schistosoma mansoni.
In vitro, le acetogenine estratte dalla graviola hanno dimostrato importanti effetti citotossici contro cellule cancerose del fegato (epatoma), del seno (MCF-7), della prostata (PC-3), del pancreas (PACA-2), del polmone (A-549) e del colon (HT-29). Purtroppo non esistono a tutt'oggi studi su larga scala che confermino le proprietà antitumorali della graviola sulla specie umana, come del resto dimostra la mole piuttosto esigua di studi reperibili su pubmed. In molti siti internet, per contro, si narrano aneddoti su un tentativo fallito di brevettare alcune acetogenine da parte di un'importante industria farmaceutica, che dopo 7 anni di studi abbandonò il progetto per l'incapacità di sintetizzare molecole specifiche e brevettarle. Allo stesso tempo si decantano le notevoli proprietà antitumorali della graviola e la mancanza degli effetti collaterali tipici dei farmaci chemioterapici (affermazione non del tutto esatta). 

Aldilà delle considerazioni più maliziose e dei piani marketing, non dobbiamo dimenticare: a) l'assenza di studi clinici significativi sull'uomo; b) la possibile interferenza con concomitanti terapie chemioterapiche; c) le difficoltà di standardizzazione dei principi attivi, legate agli innumerevoli fattori che influenzano la resa della pianta, ma anche a possibili sofisticazioni. Oltretutto, la graviola produce effetti collaterali non trascurabili, come quelli ipotensivi, vasodilatatori e cardiodepressivi (diminuisce l'eccitabilità miocardica); tra gli altri possibili effetti collaterali si sottolineano la nausea ed il vomito (ad alte dosi) ed i disordini del movimento, con mieloneuropatia e sintomi simili a quelli della malattia di Parkinson. In caso di utilizzo prolungato, l'effetto antibatterico potrebbe alterare la normale flora batterica intestinale. L'utilizzo di graviola è sconsigliato in soggetti ipotesi o cardiopatici; prudenza nei pazienti in trattamento con farmaci ipotensivi. Non usare durante la gravidanza e l'allattamento.
Per quanto esposto nell'articolo, è a dir poco essenziale che ogni eventualità d'utilizzo venga preventivamente discussa con personale sanitario esperto ed informato sulle modalità d'uso, sui potenziali effetti collaterali e sulle interazioni farmacologiche della graviola.

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