Graviola è il nome con cui le popolazioni di lingua portoghese indicano l'albero Annona muricata,
fruttifero sempreverde appartenente alla famiglia delle Annonaceae,
tipico delle foreste tropicali. I suoi frutti deliziosi, morbidi e
succosi, riconoscono svariati impieghi alimentari, e possono essere
consumati interi o come base per la produzione di frullati, succhi, cocktail,
sorbetti e gelatine. E' tuttavia nella corteccia, nelle foglie, nelle
radici, nei semi e nei ramoscelli, che la graviola racchiude molecole
dalle possibili applicazioni nella cura contro il cancro. Alcune di
queste sostanze sono state ribatezzate acetogenine annonacee, e sono
tuttora ritenute responsabili dei sorprendenti effetti antitumorali ed
antivirali ampiamente dimostrati in vitro. Una di queste sostanze, la cis-annonacina, ha dimostrato un effetto citotossico (capacità di danneggiare le cellule, in questo caso tumorali) nei confronti di linee cellulari dell'adenocarcinoma del colon, 10.000 volte superiore a quello dell'Adriamicina ® (Doxorubicin), chemioterapico usato nel trattamento di una vasta famiglia di forme tumorali.
Gli estratti etanolici della graviola si sono dimostrati efficaci contro il virus Herpes symplex, il protozoo responsabile della leishmaniosi ed il mollusco di acqua dolce Biomphalaria glabrata, ospite del verme parassita Schistosoma mansoni.
In vitro, le acetogenine estratte dalla graviola hanno dimostrato importanti effetti citotossici contro cellule cancerose del fegato (epatoma), del seno (MCF-7), della prostata (PC-3), del pancreas (PACA-2), del polmone (A-549) e del colon
(HT-29). Purtroppo non esistono a tutt'oggi studi su larga scala che
confermino le proprietà antitumorali della graviola sulla specie umana,
come del resto dimostra la mole piuttosto esigua di studi
reperibili su pubmed. In molti siti internet, per contro, si narrano
aneddoti su un tentativo fallito di brevettare alcune acetogenine da
parte di un'importante industria farmaceutica, che dopo 7 anni di studi
abbandonò il progetto per l'incapacità di sintetizzare molecole
specifiche e brevettarle. Allo stesso tempo si decantano le notevoli
proprietà antitumorali della graviola e la mancanza degli effetti
collaterali tipici dei farmaci chemioterapici (affermazione non del
tutto esatta).
Aldilà delle considerazioni più maliziose e dei piani
marketing, non dobbiamo dimenticare: a) l'assenza di studi clinici
significativi sull'uomo; b) la possibile interferenza con concomitanti
terapie chemioterapiche; c) le difficoltà di standardizzazione dei
principi attivi, legate agli innumerevoli fattori che influenzano la resa della pianta,
ma anche a possibili sofisticazioni. Oltretutto, la graviola produce
effetti collaterali non trascurabili, come quelli ipotensivi,
vasodilatatori e cardiodepressivi (diminuisce l'eccitabilità
miocardica); tra gli altri possibili effetti collaterali si sottolineano
la nausea ed il vomito (ad alte dosi) ed i disordini del movimento, con mieloneuropatia e sintomi simili a quelli della malattia di
Parkinson. In caso di utilizzo prolungato, l'effetto antibatterico potrebbe alterare la normale flora batterica intestinale.
L'utilizzo di graviola è sconsigliato in soggetti ipotesi o
cardiopatici; prudenza nei pazienti in trattamento con farmaci
ipotensivi. Non usare durante la gravidanza e l'allattamento.
Per quanto esposto nell'articolo, è a dir poco essenziale che
ogni eventualità d'utilizzo venga preventivamente discussa con
personale sanitario esperto ed informato sulle modalità d'uso, sui
potenziali effetti collaterali e sulle interazioni farmacologiche della
graviola.
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